Sette maggio 2010, leggiamo sul quotidiano IL PICCOLO un articolo di cronaca sulla Divisione nel fronte della ricerca a Trieste che, forse troppi ancora non capiscono, rappresenta uneccellenza proprio nel settori della ricerca. Dieci maggio 2010, sempre dalle pagine dello stesso quotidiano, un campanello dallarme suona opportunamente (lennesima volta) sui problemi di Trieste (e non solo di essa), questa volta con unacuta riflessione dal titolo Lidea di Zaia e lEuroregione. Sedici maggio 2010, giornata mondiale dellammalato oncologico. Cè uno stretto legame fra questultimo avvenimento e gli articoli citati. Vediamo di spiegare il perché. Nel 2010 moriranno in Italia, per mesotelioma pleurico o peritoneale (neoplasie causate inequivocabilmente, lo afferma la Scienza medica dallinalazione delle fibre damianto a distanza di quarantanni e più), oltre 1200 persone. Per questa malattia letale non esistono né diagnosi precoce, né cura. Siccome dalla diagnosi al decesso trascorrono mediamente 6/8 mesi, molti forse non hanno neanche fatto in tempo a vivere questo evento/memento oncologico. Comunque è importante che sia lopinione pubblica a prenderne atto e, credetemi, non è affatto facile. Troppo lontano dai miti e simboli della società odierna: siamo tutti giovani, siamo tutti belli, stiamo tutti bene. Difficilmente, quindi, gli stessi media se ne occupano. Non fa audience, pochi ascoltano. Ma come non ne parlano, si dirà, sono sempre o quasi in prima pagina le notizie sullamianto: iniziati i processi penali a Torino, anche quelli di Gorizia; Guariniello e Daidda procuratori generali sono valorosi magistrati conosciuti ormai da tutti. Ecco, proprio questo fa (o dovrebbe fare) discutere. Si parla e scrive tanto dei processi penali ed è giusto farlo, di costituzione di parti civili, di (giuste) richieste risarcitorie milionarie, insomma di soldi per tutti ma sono pochi a chiedersi e lo chiedono con forza alle Istituzioni: come mai non si parla e scrive di ricerca medica? Come mai non si investe nella ricerca medica? Eppure le cure ancora non esistono e in futuro (nel 2020) vi sarà un picco nelle morti per mesoteliomi (oltre 150 nel Friuli Venezia Giulia ed oltre 300 nel Veneto) raddoppieremo gradualmente gli ammalati e i decessi se non si interviene in tempo. Ebbene cè chi di questo lo chiede già da oltre due anni e lo ha fatto guardando ad una macro area socio-sanitaria ed ambientale che si individua in quella che è lEuroregione fra i territori del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, della Carinzia e, in itinere, la Slovenia e nel futuro anche la Crozia (Regioni adriatica e montana). Questa realtà è lEARA (European Asbestos Risks Association), unonlus internazionale espressione quindi del mondo civile nel cui statuto (gennaio 2008) allart. 3 compare lEuroregione (conseguente ladozione del regolamento CE con il quale viene istituito il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale GECT). Associazione che ha fra i suoi scopi prioritari quelli di promuovere la ricerca medica e la difesa ambientale e non soltanto sul tema amianto, per evitare nel futuro il ripetersi di disastri quali quello provocato dallimpiego dellamianto. Il tutto nellottica della sussidiarietà, principio cardine nella CE. Il progetto (Euroregione) ce labbiamo già e lEARA, attraverso la Zveza Sabs (Sindacato sloveno), sta operando per facilitare/accelerare lingresso della Slovenia. Quindi la Società civile ci crede ed è pronta a contribuire con contenuti socio-sanitari ed ambientali. La ricerca? Cè già chi se ne occupa ma ha bisogno di finanziamenti che si possono e debbono trovare nella CE. Volontà, coordinamento e determinazione è ciò che serve. Le troveremo? Tutto dipende, come sempre e senza scuse, da noi stessi.
dott. Roberto Fonda